Quando mi dissero che ero destinato a venire a lavorare in India, non ero troppo preoccupato se non di migliorare il mio inglese perché, per quanto possa averlo studiato per 8 anni a scuola, aver dato 3 esami all’università, essermi diplomato in una scuola di lingua privata dopo due anni di corso, nonché aver vissuto un’esperienza di vita/lavoro in Belgio comunque l’approdare in un paese per Costituzione “anglofono” mi metteva un po’ a disagio.
Sarà probabilmente a causa della piena coscienza della mia imperfezione linguistica, sarà che anche in italiano per quanto ci si possa sforzare, uno straniero che parla la nostra lingua lo identifichi da 27 chilometri, fors’anche a causa della consapevolezza che “anche un bambino di 8 anni può parlare meglio di me” beh, fattostà che il mio approccio con gli autoctoni e’ stato, almeno linguisticamente parlando, pienamente rispettoso dei ruoli.
I primi giorni sono stati un inferno: avevo difficoltà a capire anche le frasi di base di una conversazione “come va?”, “com’e’ l’India”, “da dove vieni?”…poi il mio orecchio si e’ a dir poco adattato ed ho preso piena consapevolezza di quella che e’ attualmente la situazione.
Si perché dovete sapere che io con le hostess sui voli per raggiungere l’India non ho avuto alcun problema a comunicare, con il mio predecessore neanche una difficoltà di intendimento o comunicazione, con le mail? Figuriamoci, lisce come l’olio… ma allora dov’e’ la verità? Beh amici miei, la verità sta nel fatto che secondo me, qui in India, semplicemente… non si parla inglese. Lo so è un’affermazione forte ma chiunque vieni qui per un po’ di tempo si accorge che non è così semplice trovare qualcuno con cui comunicare agevolmente.
Ma andiamo con calma e chiariamo subito un po’ di cose… per esempio che in quanto ex colonia britannica è quantomeno fisiologico che ci sia una certa tendenza nelle espressioni linguistiche a rifarsi alla lingua di Sua Maestà, ma è anche vero, e più si va avanti e maggiormente il fenomeno si manifesta, che comunque son passati diversi decenni dall’indipendenza del paese e che è anche ovvio che la popolazione non sia così ben predisposta nell’apprendere ed utilizzare l’idioma che un tempo veniva loro imposto dagli invasori.
Storicamente gli inglesi come detto hanno unificato con la forza il paese (e quelli limitrofi) e lo hanno fatto anche imponendo una lingua comune, questo ha permesso agli indiani anche di comunicare tra loro e paradossalmente è stato il boomerang che è costato le colonie asiatiche al governo d’oltremanica. Prima di quel periodo infatti e tuttora se ne vedono le differenze, il paese non ha mai goduto di una grande unità politica, economica e soprattutto sociolinguistica. Anche oggi un abitante di Delhi ha difficoltà nel capire un suo connazionale del Sud se entrambi decidono di parlare Hindi! Pensate che, se prendessimo come esempio le due capitali di stati federati indiani più distanti Srinagar (Kashmir) e Thiruvananthapuram (Kerala) la distanza approssimativa in linea d’aria tra le due città è di oltre 3600Km!!! Oggi non sarebbe un problema colmare queste distanze in aereo, ma le lingue, le culture e le tradizioni si disperdono, si modificano o semplicemente si mischiano nella storia e nello spazio e quando la distanza è di 3600 Km…di spazio ce n’è tanto…è come se pretendessimo che un palermitano avesse la stessa cultura e parlasse la stessa lingua di un norvegese.
Ma tornando alla lingua quindi è semplicemente scontato che se le basi son diverse e si costruisce qualcosa su quelle stesse basi il risultato non può che essere differente. Oggi infatti ogni indiano parla inglese a modo suo: una frase in Hindi contiene molti termini in inglese per esempio, soprattutto in riferimento a sostantivi e verbi un tempo non utilizzati e che oggi sono piuttosto frequenti come “mobile”, “computer”, “internet”…per fare un esempio, vi è mai capitato di sentire un albanese trapiantato da anni in Italia parlare Arbresh? Una frase del tipo “ho chiamato col cellulare mia madre” viene tradotta in “ ajldjflkslfksa lfjsald telefonino GSM dkfjalskflakf mama”. Queste nuove strutture linguistiche vengono però usate soltanto da chi ha la possibilità di entrare in contatto con certi termini/beni. Ad un contadino della pianura del Gange, non capita spesso di parlare di “pc” ed “internet” e ancor meno ha la voglia di entrare in contatto con chi di questo fa il suo pane quotidiano, non ha necessità di imparare a parlare inglese perché il suo mondo è semplicemente tutto Hindi. Gli indiani che per lavoro devono parlare inglese (è la lingua ufficiale per le amministrazioni) sono obbligati ad impararlo, ma difficilmente tendono ad usarlo perché, come è ovvio, sono gli indiani solitamente a dover interagire con loro! Anche noi, per quanto possiamo voler essere europei, in uno sportello pubblico parliamo Italiano, non certo Inglese, Francese o Tedesco. Quindi, tirando le somme, chi ha davvero necessità di parlare un buon inglese sono coloro che devono per ragioni pratiche interagire con stranieri: alti funzionari statali, alti funzionari di banche, titolari o dirigenti di aziende e così via…ma il numero di queste persone, in relazione ad oltre un miliardo di abitanti fa della loro percentuale un numero a dir poco trascurabile.
Quando ho avuto piena consapevolezza di tutto ciò? Quando la settimana scorsa per motivi di registrazione in quanto straniero sono andato presso il locale ufficio anagrafe ed il funzionario mi ha chiesto “EKLA’?” intendendo nel suo inglese “di che colore ha gli occhi?” …mi son sentito in un primo tempo un idiota, poi ho capito che qui in India devo semplicemente scegliermi una lingua hindi, inglese, hindiese, hindiolano o hindiesco e cercare di parlare con qualcuno che mi capisce, vi consiglio di fare altrettanto.
Sarà probabilmente a causa della piena coscienza della mia imperfezione linguistica, sarà che anche in italiano per quanto ci si possa sforzare, uno straniero che parla la nostra lingua lo identifichi da 27 chilometri, fors’anche a causa della consapevolezza che “anche un bambino di 8 anni può parlare meglio di me” beh, fattostà che il mio approccio con gli autoctoni e’ stato, almeno linguisticamente parlando, pienamente rispettoso dei ruoli.
I primi giorni sono stati un inferno: avevo difficoltà a capire anche le frasi di base di una conversazione “come va?”, “com’e’ l’India”, “da dove vieni?”…poi il mio orecchio si e’ a dir poco adattato ed ho preso piena consapevolezza di quella che e’ attualmente la situazione.
Si perché dovete sapere che io con le hostess sui voli per raggiungere l’India non ho avuto alcun problema a comunicare, con il mio predecessore neanche una difficoltà di intendimento o comunicazione, con le mail? Figuriamoci, lisce come l’olio… ma allora dov’e’ la verità? Beh amici miei, la verità sta nel fatto che secondo me, qui in India, semplicemente… non si parla inglese. Lo so è un’affermazione forte ma chiunque vieni qui per un po’ di tempo si accorge che non è così semplice trovare qualcuno con cui comunicare agevolmente.
Ma andiamo con calma e chiariamo subito un po’ di cose… per esempio che in quanto ex colonia britannica è quantomeno fisiologico che ci sia una certa tendenza nelle espressioni linguistiche a rifarsi alla lingua di Sua Maestà, ma è anche vero, e più si va avanti e maggiormente il fenomeno si manifesta, che comunque son passati diversi decenni dall’indipendenza del paese e che è anche ovvio che la popolazione non sia così ben predisposta nell’apprendere ed utilizzare l’idioma che un tempo veniva loro imposto dagli invasori.
Storicamente gli inglesi come detto hanno unificato con la forza il paese (e quelli limitrofi) e lo hanno fatto anche imponendo una lingua comune, questo ha permesso agli indiani anche di comunicare tra loro e paradossalmente è stato il boomerang che è costato le colonie asiatiche al governo d’oltremanica. Prima di quel periodo infatti e tuttora se ne vedono le differenze, il paese non ha mai goduto di una grande unità politica, economica e soprattutto sociolinguistica. Anche oggi un abitante di Delhi ha difficoltà nel capire un suo connazionale del Sud se entrambi decidono di parlare Hindi! Pensate che, se prendessimo come esempio le due capitali di stati federati indiani più distanti Srinagar (Kashmir) e Thiruvananthapuram (Kerala) la distanza approssimativa in linea d’aria tra le due città è di oltre 3600Km!!! Oggi non sarebbe un problema colmare queste distanze in aereo, ma le lingue, le culture e le tradizioni si disperdono, si modificano o semplicemente si mischiano nella storia e nello spazio e quando la distanza è di 3600 Km…di spazio ce n’è tanto…è come se pretendessimo che un palermitano avesse la stessa cultura e parlasse la stessa lingua di un norvegese.
Ma tornando alla lingua quindi è semplicemente scontato che se le basi son diverse e si costruisce qualcosa su quelle stesse basi il risultato non può che essere differente. Oggi infatti ogni indiano parla inglese a modo suo: una frase in Hindi contiene molti termini in inglese per esempio, soprattutto in riferimento a sostantivi e verbi un tempo non utilizzati e che oggi sono piuttosto frequenti come “mobile”, “computer”, “internet”…per fare un esempio, vi è mai capitato di sentire un albanese trapiantato da anni in Italia parlare Arbresh? Una frase del tipo “ho chiamato col cellulare mia madre” viene tradotta in “ ajldjflkslfksa lfjsald telefonino GSM dkfjalskflakf mama”. Queste nuove strutture linguistiche vengono però usate soltanto da chi ha la possibilità di entrare in contatto con certi termini/beni. Ad un contadino della pianura del Gange, non capita spesso di parlare di “pc” ed “internet” e ancor meno ha la voglia di entrare in contatto con chi di questo fa il suo pane quotidiano, non ha necessità di imparare a parlare inglese perché il suo mondo è semplicemente tutto Hindi. Gli indiani che per lavoro devono parlare inglese (è la lingua ufficiale per le amministrazioni) sono obbligati ad impararlo, ma difficilmente tendono ad usarlo perché, come è ovvio, sono gli indiani solitamente a dover interagire con loro! Anche noi, per quanto possiamo voler essere europei, in uno sportello pubblico parliamo Italiano, non certo Inglese, Francese o Tedesco. Quindi, tirando le somme, chi ha davvero necessità di parlare un buon inglese sono coloro che devono per ragioni pratiche interagire con stranieri: alti funzionari statali, alti funzionari di banche, titolari o dirigenti di aziende e così via…ma il numero di queste persone, in relazione ad oltre un miliardo di abitanti fa della loro percentuale un numero a dir poco trascurabile.
Quando ho avuto piena consapevolezza di tutto ciò? Quando la settimana scorsa per motivi di registrazione in quanto straniero sono andato presso il locale ufficio anagrafe ed il funzionario mi ha chiesto “EKLA’?” intendendo nel suo inglese “di che colore ha gli occhi?” …mi son sentito in un primo tempo un idiota, poi ho capito che qui in India devo semplicemente scegliermi una lingua hindi, inglese, hindiese, hindiolano o hindiesco e cercare di parlare con qualcuno che mi capisce, vi consiglio di fare altrettanto.