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Hai Visto? Stai fresco...

5/7/2014

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Lavorare in India: procedure e documenti

Una volta avuta conferma dell’imminente partenza per l’India, mi sono lasciato cullare dall’idea di dover andare a vivere in quella che era un anno fa, nella mia mente inesperta e non consapevole, una realtà economica mondiale in sviluppo, un paese in corsa, giovane, attivo.
Una volta giunto qui, la realtà è stata piuttosto “ostica” e molte delle aspettative che mi ero prefigurato nella mia testolina sono state a dir poco smentite.
Le prime avvisaglie ci sono state già con le procedure per l’ottenimento del visto.
Da premettere che la mia azienda ha una filiale ed una controllata in India e che dagli anni ’90 lavoriamo in questo paese, quindi una certa continuità di relazioni c’è e ci continua ad essere, ma il problema è che quel che è stato valido fino a due mesi prima, poi viene improvvisamente e totalmente stravolto da nuove norme, procedure, richieste …

Ma veniamo a noi, questo è un articolo informativo quindi non devo raccontarvi la mia “Odissea”, ma asetticamente riferirvi informazioni che possano esservi utili ai fini del visto e di un possibile lavoro in questo paese.
Innanzitutto da stranieri non potete entrare se non avete uno sponsor. Come accade anche da noi (solo che in Italia è una barzelletta, qui ci stanno attenti davvero), se non c’è un’azienda che “vi chiama” a lavorare in India o “vi spedisce” a lavorare qui, non potete entrare: questo è categorico. Inoltre, se siete stranieri, dovete ricevere come compenso almeno 25000 USD annui (questo lo scorso anno, credo che riadattino ogni anno le fasce di stipendio), altrimenti non sarete mai ammessi, tant’è che quando chiedete il visto in ambasciata, vi chiedono anche di depositare copia del vostro contratto di lavoro, certificato da un notaio indiano. Qui però nasce il primo paradosso, perché se non siete in India, come fate a farvi certificare il contratto da un notaio? Ad ogni modo … ogni mondo è paese, una soluzione si troverà.
Comunque al fine di dare la corretta e completa informazione, sappiate che queste cifre NON sono normalmente pagate da società indiane. Un normale dipendente da queste parti riceve uno stipendio mensile che va dai 200 ai 600 euro, un ingegnere di medio/alto livello può arrivare a quelle somme, altrimenti … non c’è nulla da fare. Quindi per lavorare per società indiane dovrete essere davvero bravi nel vostro lavoro ed il vostro lavoro dovrà essere difficilmente sostituibile anche utilizzando 10 ingegneri (ce ne sono a bizzeffe da queste parti); sarà molto più facile farsi assumere da aziende straniere già presenti qui, piuttosto che da indiani.
Una volta ottenuto il contratto così come richiesto dall’ambasciata o dal consolato indiano, dovrete recarvi nei loro “visa office” per richiederne uno a vostro uso.

Per il nord Italia dovrete recarvi nel consolato di Milano, per il Centro, Sud ed Isole invece è Roma ad essere di riferimento … e dovrete recarvi di persona o pagare qualche agenzia (consigliato) che vi fornirà il servizio e vi risparmierà un sacco di problemi burocratici.

Ad ogni modo i “VISA” più comuni sono il “turistico”, l’“employment” ed il “business” inoltre, meno usato, ma in crescendo, il cosiddetto “x visa”.
Parlerò solo di questi essendo  i più comuni, poi per gli altri…beh, c’è sempre il sito internet (in bocca al lupo).

Turistico:
E’ molto facile da ottenere visto che, giustamente, il turista viene e va portando soldi e ricchezza al paese ed il governo ne è pienamente consapevole. Se riempite il modulo online e completate correttamente la procedura avrete il visto nel giro di 7-10 giorni. Ah, è inutile che chiedete il visto “a partire da una certa data”, nessuno si sforzerà di accontentarvi, quindi il visto avrà validità dal giorno del rilascio fino a quando decideranno loro (dipende tutto dal funzionario di turno).

Business:
Mandate qualcuno della vostra azienda a rovinarsi il fegato. Fategli fare tutto e mettetevi l’anima in pace, quando verrà rilasciato sarà il momento di partire. Chiedete sempre il Multiple Entry, anche perché è facile che vi toccherà fare avanti e dietro per il paese.
Fate attenzione sempre alle particolari diciture sul visto, se la vostra azienda ha per esempio un ufficio a Mumbay è facile che nel visto aggiungano la dicitura “valido solo per lo Stato di Maharashtra”, in questo caso sarete bloccati in quella parte del paese, senza potervi muovere.
Inoltre consiglio, SE NON ESPRESSAMENTE RICHIESTO NEL VISTO, di non registrarvi al locale ufficio immigrazione, sarà causa soltanto di mal di testa, preoccupazioni ed inutili problemi burocratici.

Employment:
E’ quello più in voga al momento, visto che il numero di Business Visa si è andato riducendo negli ultimi anni. Da sempre infatti, anche coloro che stabilmente vivevano in India, hanno continuato a vivere ed a muoversi per il paese con il Business Visa, ma questo ha senso se effettivamente ci si muove spesso attraversando il paese e non se si vive qui stabilmente. Il Governo lo ha notato e giustamente ha posto un freno a questo tipo di pratica, anche per evitare “furbetti” in tema di tasse e registrazioni abitazioni uso guest house.

X Visa:
E’ quello del coniuge e/o dei figli, si accorda nella durata ad un visto Employment o Business già concesso ad altri soggetti. Consiglio vivamente a chi ha moglie e figli in attesa di ricongiungimento, di farli entrare con visto turistico e poi di chiedere la modifica una volta nel paese. Fare la procedura dall’Italia è estremamente rischioso, costoso, complicato e spesso inutile fonte di problemi burocratici.
Aggiornamento!!! non è più possibile modificare il proprio visto una volta nel paese, bisogna tornare indietro e fare la prima procedura, poi lo si può estendere...come non detto!

Tutti i Visti, logicamente, hanno un costo, il meno caro se non ricordo male è il Turistico (56€ di fees)  il più costoso è il business (e varia nel costo a seconda della durata).

E’ importante fare attenzione quando si compila il modulo online in Italia:
Sebbene non sia scritto da nessuna parte, e nonostante il sistema automatico rilasci la ricevuta di “corretto e completo caricamento dei file”, è richiesto anche di caricare un file digitale con la foto che andrete fisicamente a consegnare al Visa Office; se non lo farete quindi, vi toccherà recarvi 4 volte a Roma per ottenere il visto: 1 per la consegna del modulo; 2 per la consegna del modulo con le foto in formato digitale; 3 per pagare la fees; 4 per il ritiro del Visa…avete visto che è meglio l’agenzia?
A proposito, non sarete mai sicuri se il visto vi sarà consegnato o meno e quando vi diranno “la chiameremo per dirle quando venire a ritirarlo”…beh, nessuno lo farà, e se voi chiamerete non vi risponderà mai nessuno e se dovesse capitare che qualcuno avrà la compiacenza di alzare la cornetta … beh, state certi che ci sarà un problema di linee e che la telefonata si interromperà: è sempre così.


Fate comunque attenzione perché la foto richiesta non è quella classica italiana da macchinetta alla stazione ferroviaria, ma quella 2x2 POLLICI (non cm), corrispondenti a circa 4,5 cm per lato.


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Forse non tutti sanno che...

3/3/2013

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Traendo spunto dal titolo di una delle più famose “rubriche” di un settimanale di cruciverba ed altri giochi (pare vanti il maggior numero di tentativi di imitazione), ho deciso di dedicare questo articolo/riflessione a quelle che sono le piccole curiosità, le particolarità del viver quotidiano qui in India che, più di altre, si fanno notare agli occhi di un occidentale in transito da queste parti.

LAKH e CRORE
Si leggono “lak” e “crori” voi direte che è abbastanza normale che in India si usi una numerazione differente, visto che sono stati colonizzati da un popolo che guida a sinistra, crede nella monarchia e soprattutto usa once, pollici e yarde…ed invece no! Perché questo sistema anche per gli inglesi è complicato da interpretare. Fondamentalmente un Lakh corrisponde a 10mila, un Crori a 100 Lakh: in pratica per comodità il posizionamento della virgola dopo la prima migliaia viene apposta ogni 100.
Vi spiego… innanzitutto per loro virgola e punto sono invertiti rispetto a noi quindi “mille” lo scriveranno 1,000 non 1.000 poi, per scrivere “centomila” scriveranno 1,00,000 e non 100.000!!! Ma non solo, infatti scrivere “un miliardo” che corrisponderebbe a 100 Crori utilizzando anche i decimali, ad un occidentale costerebbe un mal di testa dovendo scrivere 100,00,00,000.00

RAPPORTO TRA GENERI

Uomini e donne difficilmente entrano in contatto tra loro, spesso (inteso come la quasi totalità dei casi) i matrimoni sono combinati tra le famiglie e gli sposi difficilmente riescono a frequentarsi prima dell’ufficializzazione del fidanzamento e del matrimonio stesso.
Se un figlio/a tende ad attendere troppo tempo prima di decidersi a sposarsi, è pratica comune nelle famiglie indiane, mettere annunci su giornali e riviste specializzate per trovare la compagna/o di vita del proprio figlio/a ai quali non resta che accettare la cosa… per completezza di informazione devo però dire che non ho sentito di persone che poi si sono lamentate della scelta.
Questo risponde spesso alla necessità di tutelare gli interessi economici e sociali di una famiglia, le donne infatti PAGANO una dote perché acquisiscono lo status/casta del marito e la casta di appartenenza qui ha un valore MOLTO sentito.

GLI UOMINI
Non parlerò delle donne perché non ho alcuna possibilità di interagire con loro (sarebbe sconveniente) e per le donne è difficile occupare posizioni che le portino a contatto con noi occidentali, ma andando in giro per il paese però, quello che si nota spesso, è uno “stretto” legame tra gli uomini ed anche una certa apertura al “contatto”, soprattutto considerando che fino a pochi anni fa era reato essere gay.
Girando per le strade indiane è facile trovare uomini abbracciati (amichevolmente), amici che si tengono per mano, uomini con smalto, trucco per occhi e blandi rossetti: lo so, non mi dite nulla, figuratevi che paura abbia io ad andare in giro da solo!!!
Una cosa va segnalata: può capitarvi stando fermi in macchina ad un semaforo, che vi si avvicini un “trans” con abiti solitamente femminili, voi non spaventatevi (e per i più particolari, non invitateli a salire a bordo), i “trans” da queste parti ma solo per alcuni indiani sono delle specie di Santoni, non è affatto prostituzione, raccolgono solo offerte in cambio di auspici e benedizioni.

BISOGNINI
E’ pratica comune in India fare i bisogni per strada. Non credo di dover spiegare nel dettaglio di cosa si tratta, ma semplicemente è bene che ne siate informati… gli indiani con una certa “nonchalance” accostano motoretta e/o auto, si calano i pantaloni e…fanno quel che devono, in bella vista e senza preoccuparti troppo degli astanti.
Se prenderete il treno, preparatevi a scorgere nel paesaggio culi di varia forma e genere allegramente intenti a salutarvi…in un modo o nell’altro…


VIABILITA’ e ALTRO
Se siete degli abili automobilisti nel vostro paese, lasciate perdere l’idea di guidare da queste parti: ognuno fa quel che vuole, non ci sono regole, gente che guida contromano, mezzi di locomozione improbabili, auto sovraccariche di persone, mucche nel mezzo della strada e soprattutto assenza di manto stradale se non a tratti.
Qui in India è assolutamente sconsigliato guidare, se dovete vivere per lunghi periodi da queste parti NON compratevi un mezzo proprio, lo buttereste dopo 6 mesi; molto meglio affittare una macchina e pagare un autista.
Il clacson è la costante, l’indiano medio non pensa a guidare, ma solo a suonare, nella loro mente spetta a chi è davanti nel senso di marcia spostarsi per colui che sopraggiunge, con il solo problema, non di poco conto, che qui gli specchietti retrovisori sono un optional!!! Quando chi guida sente un clacson infatti, non pensa a controllare se il suono è rivolto a lui, non guarda negli specchietti (che di solito tiene chiusi), semplicemente si sposta senza controllare se la corsia verso la quale si sta dirigendo è occupata; sarà infatti compito dell’altro eventuale autista già presente nella corsia far sentire la propria voce (col clacson ovviamente)! L’autista avanti a tutti a questo punto è solito rimanere nel punto in cui si trova, aspettando di essere superato contemporaneamente sui due lati dalle altra due auto: questo per loro è normale.
E’ anche difficile per me spiegare quel che accade, perché per un occidentale è davvero arduo visualizzare il caos, il frastuono, l’inquinamento e la totale assenza di logica nello stile di guida indiano: strada a 4 corsie? Ok, troverete affiancate 6/7 auto! Strada a 4 corsie senza traffico? E’ normale trovare un'auto nella corsia per le velocità più alte e percorrerla a 60KMH, e se dovesse sopraggiungere qualcuno questi punterebbe la vettura che precede, iniziando a suonare il clacson senza ritegno aspettando che quello avanti si scansi! La sua logica non gli fa pensare che forse sarebbe il caso di sorpassarlo semplicemente cambiando corsia!!!
A proposito… i sorpassi: non c’è alcuna ratio, destra o sinistra è esattamente uguale, basta trovare un varco.
Una chicca per gli appassionati del tema. Qui in India la polizia municipale, come la intendiamo noi, dedicata alla viabilità, praticamente non esiste, ne avrò visti un paio in tre mesi. Quel che accade però quando c’è anche un minimo ingorgo è sorprendente: credo che ogni indiano nel suo piccolo sogni fin da bambino di fare il vigile. Quando si crea anche un piccolo ingorgo, una mini fila causata da qualcuno intento a parcheggiare, subito l’area viene occupata da pedoni col solo scopo di…dirigere il traffico! Troverete sempre dei folli che agitano le mani e sventolano le proprie dita, come se stesse atterrando un Jet, solo per comunicarvi quelle che, a loro dire, è la soluzione più rapida e logica al problema del traffico, col solo problema che, su 10 persone intente a far ciò CE NE FOSSERO DUE CHE DICONO LA STESSA COSA!
Ma questo argomento è così particolare che credo lo tratterò separatamente.

GENGIVITI

A molti indiani il pomeriggio viene la gengivite, infatti se scambiate qualche parola con un autoctono è facile che questi abbia le gengive sanguinanti! A prima vista sembrerebbe questo, ma in realtà è solo il risultato della masticazione della foglia di Betel e della combinazione di questa con la noce areca. La masticazione permette ai vegetali di rilasciare delle sostanze che, a contatto con la saliva ed ingerite con questa, provocano un effetto stimolante nel soggetto. Si, ok, in pratica è come se si sballassero un po’, ma l’effetto visivo è a dir poco disgustoso, perché le gengive ed i denti di coloro che fanno uso di queste sostanze diventano di un rosso vermiglio.
Se poi aggiungete che, oltre a fare i bisogni per strada, gli indiani sono soliti sputare come dei lama e che il betel aumenta la salivazione…non vado oltre, che ne dite?


Bene amici, per oggi credo sia tutto, questa è un post che voglio aggiornare continuamente e che mi piacerebbe gli utenti del sito utilizzassero per chiedermi piccole informazioni su particolari e curiosità difficilmente spiegabili dall’Europa: noi stiamo qua, se possiamo esservi d’aiuto…


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L'Inglese: questo sconosciuto...

4/1/2013

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Quando mi dissero che ero destinato a venire a lavorare in India, non ero troppo preoccupato se non di migliorare il mio inglese perché, per quanto possa averlo studiato per 8 anni a scuola, aver dato 3 esami all’università, essermi diplomato in una scuola di lingua privata dopo due anni di corso, nonché aver vissuto un’esperienza di vita/lavoro in Belgio comunque l’approdare in un paese per Costituzione “anglofono” mi metteva un po’ a disagio.

Sarà probabilmente a causa della piena coscienza della mia imperfezione linguistica, sarà che anche in italiano per quanto ci si possa sforzare, uno straniero che parla la nostra lingua lo identifichi da 27 chilometri, fors’anche a causa della consapevolezza che “anche un bambino di 8 anni può parlare meglio di me” beh, fattostà che il mio approccio con gli autoctoni e’ stato, almeno linguisticamente parlando, pienamente rispettoso dei ruoli.

I primi giorni sono stati un inferno: avevo difficoltà a capire anche le frasi di base di una conversazione “come va?”, “com’e’ l’India”, “da dove vieni?”…poi il mio orecchio si e’ a dir poco adattato ed ho preso piena consapevolezza di quella che e’ attualmente la situazione.

Si perché dovete sapere che io con le hostess sui voli per raggiungere l’India non ho avuto alcun problema a comunicare, con il mio predecessore neanche una difficoltà di intendimento o comunicazione, con le mail? Figuriamoci, lisce come l’olio… ma allora dov’e’ la verità? Beh amici miei, la verità sta nel fatto che secondo me, qui in India, semplicemente… non si parla inglese. Lo so è un’affermazione forte ma chiunque vieni qui per un po’ di tempo si accorge che non è così semplice trovare qualcuno con cui comunicare agevolmente.

Ma andiamo con calma e chiariamo subito un po’ di cose… per esempio che in quanto ex colonia britannica è quantomeno fisiologico che ci sia una certa tendenza nelle espressioni linguistiche a rifarsi alla lingua di Sua Maestà, ma è anche vero, e più si va avanti e maggiormente il fenomeno si manifesta, che comunque son passati diversi decenni dall’indipendenza del paese e che è anche ovvio che la popolazione non sia così ben predisposta nell’apprendere ed utilizzare l’idioma che un tempo veniva loro imposto dagli invasori.

Storicamente gli inglesi come detto hanno unificato con la forza il paese (e quelli limitrofi) e lo hanno fatto anche imponendo una lingua comune, questo ha permesso agli indiani anche di comunicare tra loro e paradossalmente è stato il boomerang che è costato le colonie asiatiche al governo d’oltremanica. Prima di quel periodo infatti e tuttora se ne vedono le differenze, il paese non ha mai goduto di una grande unità politica, economica e soprattutto sociolinguistica. Anche oggi un abitante di Delhi ha difficoltà nel capire un suo connazionale del Sud se entrambi decidono di parlare Hindi! Pensate che, se prendessimo come esempio le due capitali di stati federati indiani più distanti Srinagar (Kashmir) e Thiruvananthapuram (Kerala) la distanza approssimativa in linea d’aria tra le due città è di oltre 3600Km!!! Oggi non sarebbe un problema colmare queste distanze in aereo, ma le lingue, le culture e le tradizioni si disperdono, si modificano o semplicemente si mischiano nella storia e nello spazio e quando la distanza è di 3600 Km…di spazio ce n’è tanto…è come se pretendessimo che un palermitano avesse la stessa cultura e parlasse la stessa lingua di un norvegese.

Ma tornando alla lingua quindi è semplicemente scontato che se le basi son diverse e si costruisce qualcosa su quelle stesse basi il risultato non può che essere differente. Oggi infatti ogni indiano parla inglese a modo suo: una frase in Hindi contiene molti termini in inglese per esempio, soprattutto in riferimento a sostantivi e verbi un tempo non utilizzati e che oggi sono piuttosto frequenti come “mobile”, “computer”, “internet”…per fare un esempio, vi è mai capitato di sentire un albanese trapiantato da anni in Italia parlare Arbresh? Una frase del tipo “ho chiamato col cellulare mia madre” viene tradotta in “ ajldjflkslfksa lfjsald telefonino GSM dkfjalskflakf mama”. Queste nuove strutture linguistiche vengono però usate soltanto da chi ha la possibilità di entrare in contatto con certi termini/beni. Ad un contadino della pianura del Gange, non capita spesso di parlare di “pc” ed “internet” e ancor meno ha la voglia di entrare in contatto con chi di questo fa il suo pane quotidiano, non ha necessità di imparare a parlare inglese perché il suo mondo è semplicemente tutto Hindi. Gli indiani che per lavoro devono parlare inglese (è la lingua ufficiale per le amministrazioni) sono obbligati ad impararlo, ma difficilmente tendono ad usarlo perché, come è ovvio, sono gli indiani solitamente a dover interagire con loro! Anche noi, per quanto possiamo voler essere europei, in uno sportello pubblico parliamo Italiano, non certo Inglese, Francese o Tedesco. Quindi, tirando le somme, chi ha davvero necessità di parlare un buon inglese sono coloro che devono per ragioni pratiche interagire con stranieri: alti funzionari statali, alti funzionari di banche, titolari o dirigenti di aziende e così via…ma il numero di queste persone, in relazione ad oltre un miliardo di abitanti fa della loro percentuale un numero a dir poco trascurabile.

Quando ho avuto piena consapevolezza di tutto ciò? Quando la settimana scorsa per motivi di registrazione in quanto straniero sono andato presso il locale ufficio anagrafe ed il funzionario mi ha chiesto “EKLA’?” intendendo nel suo inglese “di che colore ha gli occhi?” …mi son sentito in un primo tempo un idiota, poi ho capito che qui in India devo semplicemente scegliermi una lingua hindi, inglese, hindiese, hindiolano o hindiesco e cercare di parlare con qualcuno che mi capisce, vi consiglio di fare altrettanto.


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Il cibo indiano

25/12/2012

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Devo dire la verità, quando ho scoperto di dover venire in India per lavoro, non ho pensato che mi sarei trovato in difficoltà col cibo, fondamentalmente sono una buona forchetta e mangio pressoché tutto, ma ho un grosso problema: sono un italiano abituato a mangiare bene.
In India secondo me si mangia molto male, e soprattutto è molto pericoloso prestare poca attenzione alla scelta dei prodotti, alla loro conservazione, preparazione e, ovviamente, ingestione. 
Valgono sempre le regole del "non mangiare cibi poco cotti", "evitare acqua che non sia in bottiglia", "eliminare il ghiaccio" e "mai formaggi e pesce"; raccomando di lavarsi sempre le mani prima di mangiare, ma sappiate che è preferibile il retrogusto di una salviettina imbevuta che la freschezza di un acqua che non sapete essere inquinata: lavarsi le mani con un'acqua impura è come cercare di farsi la barca con una falce da trebbia.
Il fenomeno che colpisce chi non ha cura di seguire certe indicazioni viene chiamato "Delhi Belly" (pancia di Delhi), e consiste in forti crampi, infezioni e manifestazioni anche violente a livello gastrico/intestinale; credo sia significativo il fatto che a questo "disagio" tipico dei viaggiatori di tutto il mondo, sia stato associato il nome della città indiana per eccellenza.
Ma torniamo al cibo, per prima cosa sappiate che le porzioni indiane sono estremamente minime, sono quasi tutti vegetariani e che loro preferiscono mangiare con le mani, ma esclusivamente con quella destra, mentre la sinistra la usano quando sono in bagno...resta inteso a questo punto che dovrete dubitare di chiunque per salutarvi vi porgerà la mancina.

Non dovete assolutamente commettere l'errore di considerare l'India come un mega ristorante indiano in Italia; come accade ovunque nel mondo infatti, i ristoranti "esotici trapiantati all'estero" tendono ad adattare la loro cucina, per quanto particolare, alle abitudini alimentari del paese ospitante. Non è affatto banale, ma qui se commetterete l'errore di considerarvi "ormai pratici" del campo, sicuramente finirete col dovervi far curare qualche indigestione/infezione/non vado oltre ma ci siamo capiti.
Le spezie la fanno da padrone e di carne non se ne vede tanta. Come detto sono quasi tutti vegetariani, alcuni dei quali addirittura vegani (vegetariani estremi - chiedo scusa per la definizione semplicistica), ma se ci pensate bene è anche logico che lo Stato tenda a favorire questa particolare dieta: avete idea di quanto costerebbe in termini economici e di sfruttamento del suolo dover allevare carne per più di un miliardo di persone? Appunto...
Della carne quindi dovrete farne a meno, o meglio, dovrete dimenticarvi vitello, maiale e quanto di considerato sacro o impuro dalle varie religioni, accontentandovi di galline, polli ed al massimo un po' di agnello, ma in ogni caso, ripeto, fate estremamente attenzione a come questi cibi vengono trattati, dall'allevamento al vostro piatto. Consiglio vivamente a tutti coloro che sono qui per lunghi periodi, di cercare fin da subito dei posti "sicuri" in cui consumare certi cibi: solitamente gli alberghi di lusso hanno anche dei ristoranti affidabili da questo punto di vista, molti dei quali guidati da chef italiani; certo, sono abbastanza cari, ma se siete qui per lunghi periodi di tempo, probabilmente siete qui per lavoro, quindi almeno una volta a settimana potrete permettervi di mangiar bene...e poi credo fermamente che psicologicamente il distacco dalla quotidianità del cibo indiano sia indispensabile.
Passiamo al capitolo spezie, il più controverso e soprattutto quello caratterizzante questa cucina.

Le spezie in India sono un must per gli indiani; sono arrivato alla conclusione che si tratti in realtà più che di gusto di una necessità, il cibo non è sempre conservato nel migliore dei modi, non sempre è di prima qualità e le spezie coprono tutte queste imperfezioni. Quel che da fastidio a noi occidentali è però il tipo e la quantità di spezie che qui usano. Per prima cosa il curry che è abbastanza apprezzato da noi occidentali e che, diciamocelo, non ha un sapore tanto forte, è usato prevalentemente al sud e nelle zone turistiche, se come me invece siete dislocati a Delhi siete praticamente fregati. Abbondano da queste parti pepe, peperoncino, cumino, curcuma e l'odiatissimo coriandolo che, per quanto simile al prezzemolo ha un sapore totalmente differente; lo zafferano è invece prodotto in grandi quantità nel nord...voi direte "ok, almeno un risotto alla milanese per quanto insipido me lo posso preparare" ed invece no, perchè lo zafferano qui lo mettono nei dolci (il gelato allo zafferano però non è malissimo). A proposito di dolci, solo una postilla per dire che sono estremamente "dolci" appunto e preparati prevalentemente con grosse quantità di zucchero e latte in polvere, quindi state attenti, anche un pezzo di legno trattato in questo modo può sembrare in bocca pandispagna, ma nello stomaco arriva sempre e solo il tronchetto di cui sopra.
Ricordatevi sempre che il vostro stomaco non è abituato a questa quantità e tipologia di spezie, è inevitabile che per iniziare "ad apprezzare" questa cucina dovrete passare parecchio tempo da queste parti, ma nel frattempo vi consigliamo strenuamente di NON ABUSARNE. Non si tratta di mancanza di capacità di adattamento, svogliatezza o quant'altro, semplicemente per il vostro stomaco questo cibo è diverso e non è preparato ad accoglierlo, dovrete abituarlo (se proprio ci tenete a farlo), cominciare con calma e con le piccole quantità, poi tutto vi sembrerà diverso...a me per ora invece sembra che tutto abbia lo stesso sapore di coriandolo e peperoncino, ma ripeto, son gusti personali in fondo.
In conclusione veniamo ai consigli pratici. Se andrete in ristoranti indiani fate in modo di essere accompagnati da persone locali di cui vi fidate; chiedete sempre in anticipo che i cibi vengano speziati di meno e fatelo a priori, non interessatevi della figura da "macho mancato" che potrete fare agli occhi degli avventori del locale; se andrete in trasferta in luoghi in cui non siete mai stati portate sempre con voi (se potete) confezioni sigillate di parmigiano speditovi dall'Italia, crackers, acqua in bottiglie sigillate, e quanto di industrialmente sigillato e commestibile al vostro palato. Evitate creme, cremine e cibi troppo liquidi, si quelli secchi: molto meglio la stitichezza che il contrario, anche perchè non sapete in quali bagni vi toccherà andare...se ne troverete di bagni.
Bene, per oggi è andata, per chiarimenti o commenti non esitate a scrivere su questo blog, prossimamente prevediamo di parlare di igiene, società e....quanto ci verrà in mente di commentare.
A presto. E ricordate sempre che:

- in India il sale non sala, il pepe non pepa, lo zucchero non zucchera e l'aglio non aglia;
- quel che mangia un indiano fa star male un tedesco ed ammazza un italiano;
- vivete nel più bel paese del mondo...

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Il mio regalo di benvenuto...a Natale

25/12/2012

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io
Salve a tutti, in questo blog cercherò di fare qualcosa di nuovo ed originale: vi racconterò l'India in maniera completamente inedita, cioè lo farò secondo il mio indiscutibile parere e visto che non l'ho mai fatto prima (parlare dell'India intendo) capite bene come questa visione del paese in cui vivo, possa perfettamente essere definita come "inedita".
Non mi interessa se qualcuno si sentirà toccato da quel che dirò, probabilmente a molti certe cose da me vissute in maniera tragica sembreranno quasi normali, ma a me che importa? Devo dirvi la mia o no? Bene, sarò schietto, sincero e soprattutto cercherò di essere il più imparziale possibile, per dare l'opportunità anche a chi, forse in un futuro lontano, deciderà di trasferirsi da queste pari. L'India dall'esterno non è immaginabile, per capirla bisogna viverci ed io sto cercando di farlo.

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    Un tizio con poco tempo per aggiornare il proprio blog

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